Riflettevo sull’espressione "arte marziale" che in Occidente viene usata generalmente per indicare il Kung Fu, dove la parola “arte” ci richiama un qualcosa di elitario, con una certa aura di sacralità. Invece il significato dell’espressione cinese “Kung Fu” è “lavoro duro”; infatti in Oriente anche il lavoro più umile è considerato fondamentale per la crescita anche spirituale dell’individuo (ad esempio Nichiren, un monaco giapponese del 1200 diceva che anche servire quotidianamente il proprio padrone è una via verso l’Illuminazione). Ed è proprio questo quello che differenzia le arti marziali da un semplice insieme di esercizi fisici: la mente, lo spirito, la coscienza che “lavora” insieme al corpo, in un allenamento quotidiano che punta al superamento dei propri limiti fisici e psichici verso una consapevolezza superiore. L’etica del Kung Fu si riflette nella struttura della scuola, dove il Maestro è il padre che insegna ai suoi figli, che si rattrista quando non lavorano bene e si rallegra quando migliorano. Forse a qualcuno questa similitudine sembra artificiosa, non aderente ai nostri tempi, alla nostra giornata, fatta di lavoro in ufficio o in cantiere, di studio, di piccoli e grandi problemi quotidiani. La realtà è fatta di persone diverse tra loro, alcune più legate all’aspetto materiale delle cose, altre che vivono su un piano più spirituale: ma sono proprio queste ultime, secondo me, che staccandosi dai codici rigidi e meccanici della società moderna, inseguono utopie e faticano per realizzare grandi sogni, dedicandosi ad essi con tute le energie che possiedono, fisiche, mentali, affettive, economiche, affrontando a testa alta le mille difficoltà che incontrano e rialzandosi sempre in piedi. Dato che le energie dei singoli vanno a influenzare l’energia dell’ambiente in cui essi si trovano, per tornare al discorso della famiglia, credo che dovremmo tutti guardarci l’un l’altro come fratelli, ricordando che inevitabilmente in tutte le famiglie ci sono fratelli che legano di più e altri di meno, ma non per questo viene a mancare l’unione e il legame di sangue. Cerchiamo nel nostro piccolo di essere più presenti e cominciamo a guardarci di più intorno. C’è una frase di un prete buddista che mi ha sempre colpito: "Le ciglia sono la cosa più vicina ai nostri occhi, eppure noi non le vediamo".